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La Parthenope di Sorrentino è una Napoli ritrovata

La bellezza ammalia in un film fatto di immagini

Paolo Doronzo
Giornalista
Pubblicato Giovedì, 31 Ottobre 2024 alle 20:35
Ultimo aggiornamento: Giovedì, 31 Ottobre 2024 alle 20:43

Una serata al museo… pardonne, si trattava di una sala da cinema. In effetti, guardare il film “Partenope” di Sorrentino è come fermarsi ad ammirare uno dei tanti quadri che mostrano le vedute di Napoli. Un quadro enorme, grande quanto tutta la parete, in cui c’è tutto: l’alto e il basso, il bello e il brutto; come del resto è Napoli.

La glorificazione di un città, attraversata nei suoi vicoli, nelle sue tradizioni, attraverso alcuni suoi stereotipi che divengono parte dell’identità del territorio. I suoi personaggi: dal malavitoso osannato dal popolo di quartiere, al cardinale non molto rispettoso dei suoi voti, fino alla presenza dell’importante ruolo dell’università e dei suoi docenti, che rappresentano una realtà importante di questa città.

Ma Partenope, interpretata da Celeste della Porta, al suo esordio, è una giovane donna, bellissima, identificata con la natura di una città vogliosa, sensuale, attraente; che nasce dalle acque come nella mitologia. L’identificazione è geniale, tutti sono curiosi di questa giovane ninfa, lei prova prima a far carriera con il suo aspetto, ma Napoli non è questo. Si laurea, intraprende la carriera di docente universitaria, ma non sa ancora “che cos’è l’antropologia”.

La storia parte dal 1950 e fa un leggero spaccato delle storie italiane, tutte molto simili ma diverse. È lacerata al suo interno, si potrebbe dire marcia, la donna ha perso suo fratello, che si era innamorato di lei, come Napoli viene amata, osannata, violentata, ma resta la sua bellezza. Uno spaccato sociale, che inciampa in tutte le tipologie umane, dal vecchio omosessuale, al giovane malavitoso, al facoltoso playboy.

La bellezza dell’oro di San Genaro, che riesce ad indossare, concedendosi al cardinale, dunque scambiando alla pari il bello con il bello.

Una donna, che ha la risposta pronta a tutto, sempre, ma nella parte finale, magistralmente interpretata da Stefania Sandrelli, in una sua autoanalisi dice che probabilmente nella sua vita non è mai riuscita a porsi le domande giuste.

Il finale mostra un ritorno nella città di Parthenope, dove continua la storia con i successi calcistici celebrati per la vittoria dello scudetto.


parole chiave/trendtopic di questo post: #Napoli #Parthenope #Sorrentino 
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